Omeopatia Ambulatoriale
In questo ambulatorio si pratica l'omeopatia classica anche se sono indirizzato verso l'omeopatia omotossicologica che una branca evoluta della stessa omeopatia.
(pratica effettuata solo su richiesta)
L’Omotossicologia o Omeopatia antiomotossica viene definita come metodica medica appartenente all'area delle medicine alternative e basata sullo studio dei fattori tossici per l’uomo, chiamati omotossine, identificati come cause di tutte le malattie. L'omotossicologia viene considerata una corrente (per alcuni uno sviluppo) dell'omeopatia.
Un meta-studio su tutti gli studi di omotossicologia, contenuti in sette database, è stato condotto nel 2004. Le conclusioni alle quali arriva il meta-studio sono che l'omotossicologia non dimostra efficacia terapeutica.
Principi dell’Omotossicologia
La premessa da cui parte l'omotossicologia è che qualunque organismo è continuamente attraversato da un’enorme quantità di sostanze di provenienza esogena (batteri, virus, tossinealimentari, fattori di inquinamento ambientale, ecc.) ed endogena (prodotti intermedi dei diversi metabolismi, cataboliti finali, ecc.) che possono avere valenza patogenica. In accordo alla teoria di von Bertanlanffy, secondo cui l’organismo sarebbe un sistema di flusso in equilibrio dinamico, se l’omotossina non è particolarmente “virulenta” e se i sistemi emuntoriali sono efficienti, essa attraverserebbe l’organismo-sistema di flusso senza determinare alcuna interferenza nella sua omeostasi, che resterà pertanto nella condizione di equilibrio, cioè di salute. Se viceversa, o perché la tossina è particolarmente “aggressiva” o perché i sistemi emuntoriali non sono sufficienti, si determina un’alterazione dell’equilibrio, che l’organismo, nella sua naturale tendenza verso il mantenimento o il ripristino della sua “omeostasi ristretta” (Laborit), cerca di compensare innescando meccanismi supplementari di tipo autodifensivo: le malattie.
Secondo l’Omotossicologia la malattia è da interpretare come la risultante che scaturisce dall’interazione tra noxa patogena, fattori ambientali e soprattutto reattività: le malattie sarebbero l’espressione della lotta dell’organismo contro le tossine, al fine di neutralizzarle ed espellerle; ovvero sarebbero l’espressione della lotta che l’organismo compie per compensare i danni provocati irreversibilmente dalle tossine . A seconda dell’entità dell’aggressione e dell’integrità del sistema difensivo autologo (che Reckeweg chiama Sistema della Grande Difesa), l’organismo manifesterebbe quadri clinici differenti che si possono classificare in 6 fasi. Nella sua Tavola delle Omotossicosi (quadro sinottico che classifica le diverse patologie), Reckeweg rappresenta i vari gradi di reattività attraverso i quali l’organismo cerca di mantenere o ripristinare la sua omeostasi, il suo equilibrio, il suo stato di salute. Ogni fase rappresenterebbe l’espressione delle diverse capacità reattive (infiammatorie) dell’organismo, l’espressione di altrettanti tipi di equilibri di flusso raggiunti dall’organismo per conservare la propria omeostasi ristretta. Si distinguono 2 fasi Umorali, 2 fasi della Sostanza Fondamentale e 2 fasi Cellulari.
Le Fasi Umorali rappresentano situazioni patologiche in cui la prognosi è favorevole, in quanto espressioni di una buona reattività. Si distinguono: la Fase di escrezione: le tossine non arrivano neanche in contatto con le cellule epiteliali delle mucose, ma vengono inglobate ed espulse con le secrezioni fisiologiche;
la Fase di reazione (o di Infiammazione): grazie al processo dell'infiammazione, l'organismo neutralizza prima, ed espelle poi, le tossine entrate nel sistema di flusso.
Le Fasi della Sostanza Fondamentale rappresentano situazioni patologiche in cui il carico omotossinico è localizzato, dapprima, a livello della matrice e poi a livello cellulare. Si distinguono: la Fase di deposito: in questo stadio di malattia l'organismo, nell'intento di mantenere inalterato il suo equilibrio, accantona a livello connettivale quelle tossine che gli emuntori non sono riusciti ad espellere, e che la successiva, compensatoria, fase di reazione non è riuscita a neutralizzare;
la Fase di impregnazione: a partire da questa fase le tossine sono localizzabili non più a livello del mesenchima ma del parenchima; infatti esse vengono canalizzate a livello organico verso un "locus minoris resistentiae" espressione di una meiopragia costituzionale o iatrogenica. Inglobate a questo livello, in parenchimi nobili, iniziano a destrutturare la cellula attaccando per primi i suoi meccanismi enzimatici.
Le Fasi Cellulari rappresentano situazioni patologiche in cui la prognosi non è più favorevole, in quanto espressioni della scarsa reattività tipica di una alterazione lesionale. Si distinguono: la Fase di degenerazione: il perdurare dell'accumulo di tossine di impregnazione determina, dopo il parziale blocco enzimatico, il danno dell'organulo intracellulare, e la conseguente degenerazione dei tessuti;
la Fase di dedifferenziazione: la stimolazione infiammatoria cronica della cellula può determinare la sua sdifferenziazione in cellule anomale che, anche per il contemporaneo indebolimento-sovvertimento delle difese organiche, possono prendere il sopravvento sull'intero organismo.
Partendo da queste considerazioni, H.H. Reckeweg descrisse il fenomeno della cosiddetta vicariazione, cioè lo spostamento della malattia da un tessuto all’altro, da un organo all’altro. La vicariazione può avere una prognosi positiva (in questo caso è detta “regressiva” e corrisponde al processo di guarigione naturale) o, viceversa, negativa (in questo caso è detta “progressiva” e coincide, per esempio, con il processo di cronicizzazione). La terapia omotossicologica si pone come obiettivo l’innesco della vicariazione regressiva, biologicamentefavorevole e caratterizzata dalla riattivazione delle funzioni disintossicanti, dalla tendenza all’escrezione delle omotossine e dalla comparsa di recidive di fasi precedenti.
Farmacologia omotossicologica
Obiettivo dell'omotossicologica è disintossicare l’organismo ed eventualmente riparare i danni causati dalle tossine attraverso i farmaci omotossicologici, cioè sostanze chimiche in diluizione omeopatica opportuna per poter innescare l'inversione dell'effetto che, intervenendo nelle reazioni enzimatiche (su cui agiscono da induttori), e sul sistema immunitario, possono attivare "sistemi difensivi" ancora in riserva. Queste sostanze indurrebbero, secondo gli omotossicologi, in quanto simili alla noxa causale, un meccanismo di difesa aggiuntivo contro le noxae già presenti (malattia). Il meccanismo sarebbe suffragato sperimentalmente dai lavori di Conney e Burns, Hauss, Wallenfels e Weil.
Immunologicamente, si ritiene che il meccanismo d’azione del rimedio omotossicologico sia interpretabile nel senso di un incremento della risposta cellulo-mediata. Nella rete complessa del sistema immunitario, il "ventaglio" anticorpale si potrebbe così allargare allo scopo di attaccare e neutralizzare antigeni non solo identici, ma anche somiglianti all'originale. La sostanza terapeutica, in quanto diluita (cioè omeopatizzata) verrebbe immediatamente neutralizzata e tutto il nuovo apparato difensivo può rivolgersi contro la tossina causale.
Reckeweg ha introdotto, accanto ai rimedi omeopatici classici (derivazione vegetale, minerale, animale) una serie di nuovi rimedi:
I Catalizzatori intermedi: la terapia con i fattori del ciclo di Krebs e con i chinoni omeopatizzati avrebbe come scopo quello di inviare un impulso stimolante all’insieme di reazioni enzimatiche (ciclo di Krebs e catena di trasporto degli elettroni) che nella cellula assolvono al fondamentale ruolo di produrre energia. Vengono utilizzati in caso di patologiecaratterizzate da carenza energetica, per esempio le malattie cronico-degenerative.
I nosodi: sono preparati a partire da materiale patologico (secrezioni, tessuti ammalati, colture microbiche) opportunamente sterilizzato e reso inattivo, diluito e dinamizzato secondo le norme della farmacopea omeopatica. Si ritiene che il loro meccanismo d’azione possa essere di tipo immunologico.
Gli organoterapici Suis: vengono utilizzati, omeopatizzati, gli organi di maiale, in quanto la specie suina è simile anatomicamente e biochimicamente alla specie umana. In ragione di questa somiglianza si svilupperebbe uno spiccato organotropismo dell’organoterapico suis per l’omologo tessuto o organo umano. Inoltre, per la ridotta efficacia dei sistemi di detossificazione del maiale, i suoi tessuti sarebbero particolarmente imbibiti di tossine. Si ritiene così di disporre di un rimedio che ha le caratteristiche di un nosode, con in più la peculiarità dell’organotropismo. Il rimedio suis, terapeuticamente, avrebbe anche un’azione trofica sul tessuto bersaglio. I meccanismi che consentono queste azioni sarebbero di carattere immunologico.
Gli allopatici omeopatizzati: si tratta di farmaci di tipo convenzionale omeopatizzati. Questi preparati trovano uso nel trattamento di quadri sintomatologici analoghi ai quadri tossicologici degli stessi farmaci convenzionali oppure nella cura delle malattie jatrogene, sulla base del principio isopatico secondo il quale la somministrazione in forma omeopatizzata del farmaco che ha indotto il danno terapeutico sarebbe di antidoto al danno jatrogeno stesso.